Francesco Cataldo riparte… Dai piedi dell’Etna ai palcoscenici mondiali
“I brani di Francesco, belli come una carezza infinita destinata a perdurare per un lungo viaggio” (Pupi Avati)
Catania – Sabato 25 luglio nella splendida cornice dell’Anfiteatro Falcone e Borsellino allo Zafferana Jazz Festival, Francesco Cataldo presenterà dal vivo l’ultimo disco, Giulia, che arriva dopo anni di riflessione, di “deserto” non sterile, ma necessario a svuotarsi di tutto per perdersi, ritrovando nuovi punti di riferimento.
Giulia profuma della sua terra e, come nel brano Levante (di Ortigia, Siracusa), ne evoca tutta la bellezza. Un disco autobiografico dedicato alla figlia Giulia, ritratta in copertina che sembra guardare al mare e alla vita che il padre le racconta.
In quello sguardo c’è anche Francesco che è ancora ‘u picciriddu, il fanciullino di sempre che sa guardare alla vita con stupore.
Un’eleganza e una poetica che contraddistinguono le sue composizioni, per le quali sa attendere, senza fretta assaporandone ogni fatica, ogni sofferenza come per mettere al mondo un figlio.
In occasione del primo e tanto atteso live, Francesco regalerà al pubblico un inedito che avrebbe dovuto essere incluso nell’ultimo lavoro, ma che Francesco ha voluto riservare per il primo concerto.
The Garden è il giardino della sua scuola elementare e della figlia Giulia dove quel fanciullino che è ancora in lui incontra i sogni e le aspettative della sua bambina.
“Il suono di chitarra classica e la chitarra acustica baritona in “Giulia” è il frutto di una lunga ricerca, non solo tecnica (corde, set up…) ma anche e soprattutto introspettiva. Come il cantante cerca per anni la sua voce interiore e fisica, lo strumentista dedica la sua vita alla ricerca del suono che più lo possa “rappresentare” all’esterno, al mondo, al pubblico che ascolta” Francesco Cataldo.
Le parole di Pupi Avati dipingono alla perfezione il jazz raffinatissimo di Francesco che con le sue chitarre, incanta.
Amante della semplicità e dell’eleganza mai sovraccarica di tecnicismi, Francesco tocca le corde più profonde dell’anima. Le sue composizioni sono racconti, pagine di vita, dove si sentono il profumo degli agrumeti delle colline di Siracusa e la salsedine di Ortigia.
Francesco ha saputo andare alla ricerca dell’essenza della sua arte, con lentezza e momenti di “deserto”, attirando l’attenzione dei grandi del jazz internazionale quali Scott Colley, contrabbassista di fama mondiale, col quale ha inciso nel 2013 Spaces.
Dalla Sicilia a New York, non è così semplice eppure Francesco non solo ci è riuscito ma ha portato gli americani a suonare il proprio jazz, “in punta di piedi”, senza eccessi, senza forzature convincendoli anzi con la sua semplicità.